“Film da Masticare” è una rubrica a cura di Fabio Zanello – giornalista e critico cinematografico
Django Unchained (2012) di Quentin Tarantino
La vita, l’abilità con la pistola e un repertorio di battute colmo di termini aulici del dentista tedesco King Schultz ( Christoph Waltz), attraverso la sua complicità con lo schiavo di colore Django Freeman (Jamie Foxx). Un dentista dandy che ridefinisce la vita del suo protetto, insegnandogli a maneggiare la pistola e a difendersi dalla tracotanza dei bianchi, che vogliono sempre sopraffarlo. E così l’attore austriaco Christoph Waltz nel ruolo di King Schulz consolida la sua fama, dopodiché lo stesso Tarantino lo aveva lanciato nella storia rivista e corretta di Bastardi senza gloria.
Un bianco progressista e uno schiavo ribelle contro il mondo destrorso e razzista intrinseco agli stati del sud, che non è stato ancora estirpato ai giorni nostri, insieme rivendicano romanticamente e iperrealisticamente la libertà individuale.
Sotto la patina del dentista, King Schultz è un personaggio carnale, sopra le righe, incandescente, comico e intransigente verso ogni sopruso, pronto a garantire all’amico Django la sua rivincita contro gli schiavisti impersonati da Leonardo Di Caprio e Don Johnson, anche per ricongiungersi all’amata Broomhilda (Kerry Washington), ancora sotto il giogo della schiavitù.
Una commedia tragica e western dove le evoluzioni psicologiche dei personaggi sono articolate, dando vita al romanzo di formazione di Django fra ironia e nostalgia in un’America trasfigurata in una terra senza legge, ricorrendo anche al grottesco, quando è necessario per raccontare l’assurdità della tratta di esseri umani.
Il paradosso insomma domina su una storia del Nuovo Mondo, che ribolle di elementi contradditori e oscuri per il sviluppo capitalistico di una nazione nata dal sacrificio e dalla violenza.